lunedì 28 giugno 2010

Sabati

Fuori c'è un occaso, gioiello oscuro
incastonato nel tempo,

e una profonda città cieca

di uomini che non ti videro.

La sera tace o canta.

Qualcuno decrocifigge gli aneliti

inchiodati nel pianoforte.

Sempre, la moltitudine della tua bellezza.

A dispetto del tuo disamore

la tua bellezza

prodiga il suo miracolo nel tempo.

E' in te l'avvenire

come la primavera nella foglia nuova.

Già quasi non sono nessuno,

sono soltanto quell'anelito

che si perde nella sera.

In te sta la delizia

come sta la crudeltà nelle spade.


Opprimendo l'inferriata sta la notte.

Nella sala severa

si cercano come ciechi le nostre due solitudini.

Sopravvive alla sera

il biancore glorioso della tua carne.

Nel nostro amore c'è una pena

che somiglia all'anima.


Tu

che ieri soltanto eri tutta la bellezza

sei anche tutto l'amore, adesso.

Jorge Luis Borges

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